“Non ho tempo, c’è sempre molto lavoro da fare”: è una delle obiezioni più ricorrenti avanzate dalle persone in azienda (a tutti i livelli) di fronte alla prospettiva di un corso di formazione. Oltre alla percezione di non avere tempo, a ostacolare una partecipazione fruttuosa alle attività formative c’è anche la carenza di spazio mentale, cioè di attenzione e concentrazione, e pure la mancanza di una motivazione sufficiente.
Spesso ci si mette anche la noia, dovuta al fatto che una parte dei contenuti – magari la maggior parte di essi – è già nota, appresa in corsi precedenti o direttamente dall’esperienza sul campo.
Si può ribadire quanto si vuole che aumentare le proprie conoscenze e competenze è parte integrante dell’attività lavorativa, specie in questa “economia della conoscenza”. Se in teoria siamo tutti d’accordo, nella pratica la pressione quotidiana dei problemi da risolvere e degli obiettivi da raggiungere ha quasi sempre la meglio.
Si direbbe insomma che l’intoppo non stia tanto nel cosa, cioè nell’importanza della formazione, quanto piuttosto nel come fare in modo che essa trovi un’attuazione pratica.
Questo “come” si regge su (almeno) due pilastri: come apprendono gli adulti e come usare al meglio la tecnologia digitale.
I quali, non per caso, sono i punti di riferimento di Apprendere.
È proprio grazie alle caratteristiche uniche del digitale che oggi siamo in grado di sfruttare al meglio ciò che già conosciamo sul modo in cui le persone apprendono. I software di adaptive learning (come quelli dei nostri partner) erogano a ciascun individuo i contenuti più adatti alle sue conoscenze, senza annoiarlo con ciò che già sa e senza frustrarlo con ciò che ancora è troppo avanzato per lui.
Ma c’è di più. I programmi di adaptive learning sono organizzati in modo da rinforzare il primo apprendimento utilizzando con precisione meccanismi come l’interleaving e lo spacing effect, proponendo cioè i contenuti con l’alternanza e con la cadenza temporale ottimali per la definitiva memorizzazione e interiorizzazione della materia.
Ma come la mettiamo con il fatto che “non c’è tempo”? Qui entra in azione il microlearning: il contenuto viene confezionato in “nuclei” brevi, focalizzati e rilevanti, che possono essere fruiti nel giro di 2 o 3 minuti ciascuno. La persona può scegliere il momento più adatto per dedicarvisi, e 3 minuti dentro il flusso delle incombenze quotidiane li si trovano sicuramente. Fino a diventare una piacevole e gradita abitudine.
Ecco quindi che questa metodologia, grazie alle possibilità inedite offerte dalle nuove tecnologie, agisce sulle criticità più comuni: tempo, motivazione, assimilazione effettiva dei contenuti, misurazione del completamento e dell’efficacia della formazione.
L’adaptive learning, combinato con i meccanismi del micro learning, è forse la frontiera in questo momento più innovativa e interessante della formazione digitale. È una delle risorse principali su cui fa affidamento APPrendere per trasformare il modo di apprendere nelle organizzazioni.